In queste ultime settimane, complice l'incertezza politica, si è tornati a sentire parlare di spread. La differenza di rendimento fra i titoli di stato tedeschi (Bund) e quelli italiani (Btp), che a inizio aprile era a 120 punti, a maggio ha infatti toccato quota 300. Fortunatamente il trend negativo sembra essersi arrestato al momento, ma l'interrogativo rimane: c'è da temere per il tasso dei mutui? La risposta arriva dal Sole 24 ore, che di recente ha dedicato al tema un articolo del suo sito.
I tassi non crescono nel breve periodo
Nei momenti di tensione finanziaria, i mutui non subiscono grossi scossoni, almeno non durante i primi mesi. Nel dettaglio, bisogna considerare che gli indici Euribor, che indicizzano i mutui a tasso variabile, sono legati ai rialzi dei tassi della Bce: e quando i mercati attraversano una fase turbolenta, i tempi di una stretta monetaria si fanno più lontani. Questo significa che chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile potrà addirittura trarre vantaggio dall'Euribor negativo. Quanto ai tassi fissi, è l'indice Eurirs che va analizzato, ovvero il tasso interbancario utilizzato come parametro di indicizzazione dei mutui ipotecari a tasso fisso, che segue l'andamento dei tassi del Bund tedesco: i quali tendono a scendere nei momenti di crisi, perché gli investitori scommettono sui titoli tedeschi, considerati beni rifugio.
La conferma del 2012
Anche nel biennio 2011-2012, quando lo spread toccò quota 440 punti, l'aumento degli spread medi di offerta sui mutui si verificò solo dopo sei mesi. Questo perché i processi di revisione degli spread di offerta sui mutui tengono in considerazione una serie di elementi legati alla tesoreria della banca, che è una materia molto complessa. Per cui, a differenza dello spread BTp-Bund che può cambiare all'improvviso, quello dei mutui è molto meno variabile.
fonte: Il Sole 24 Ore