La personalizzazione è una delle tendenze che hanno preso piede maggiormente negli ultimi anni, nel design e non solo. Possedere un prodotto che sia tagliato sulle proprie esigenze in termini estetici o di funzionalità rappresenta un valore aggiunto, specialmente quando si parla di investire denaro in un bene destinato a durare. Come un mobile.
In questo contesto la tecnologia digitale, considerata a buon diritto uno dei fattori che hanno rivoluzionato il design in modo profondo, rappresenta uno strumento fondamentale nella gestione del processo di personalizzazione.
Lo hanno capito le aziende, che, proprio tramite il web, stanno cominciando a dare direttamente ai propri clienti finali la possibilità di esercitare il proprio lato creativo e ideare – molto spesso scegliendo tra un'ampia gamma di varianti, combinandole secondo la propria sensibilità – il mobile che meglio rispecchia i loro desideri e le loro aspettative.
Il marchio olandese Moooi, che tra i fondatori vanta il designer Marcel Wanders, ha creato la Moooi Works Collection, una linea di tappeti che il consumatore può personalizzare facilmente proprio tramite il sito del marchio. Si può scegliere tra i diversi pattern – per rendere tutto più dinamico l'azienda ne introduce quattro nuovi ogni due mesi – e declinare la propria fantasia in un colore a scelta. Infine, scegliere forma e dimensione del tappeto, così che si adatti perfettamente all'ambiente nel quale va inserito.
La start up Patternd ha presentato al Salone del Mobile 2017, e più precisamente al Superstudio, un meccanismo di customizzazione ancora più sofisticato: l'oggetto da personalizzare, nel caso dell'azienda francese, sono i piatti. Attraverso la Rete (il sito o l'app dell'azienda) si viene sottoposti a un questionario, per lo più per immagini; sulla base dei risultati il sistema seleziona alcuni pattern, poi ulteriormente personalizzabili, che potrebbero incontrare i desideri del cliente. Alla scelta della grafica succede quella del piatto, che viene acquistato e spedito a casa. continua qui
fonte: il Sole 24 Ore