L'avvio del periodo estivo non ha dato seguito a particolare variazioni nei tassi di interesse applicati ai mutui, e non ha visto nemmeno provvedimenti formali da parte delle principali Banche centrali, comunque impegnate a offrire numerosi spunti di rilievo attraverso le dichiarazioni dei propri esponenti principali.
Tra tali spunti, si registra sicuramente quello legato all'intervento del presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, che in un recente meeting a Sintra, in Portogallo, ha voluto rassicurare sull'impatto favorevole della politica monetaria sulla crescita economica e sull'inflazione. Nel contempo, Draghi ha anche segnalato l'opportunità di "persistere" nella politica monetaria accomodante al fine di rendere il recupero dell'inflazione stabile e duraturo, ed ha poi sottolineato la necessità di essere "prudenti" in prospettiva, quando sarà necessario modificare i parametri della politica monetaria per accompagnare la ripresa economica e la risalita dell'inflazione.
Il discorso, che a una lettura fredda è apparso essere equilibrato e ancora accomodante, ha lasciato intendere ai mercati finanziari che vi fosse un nuovo e forte ottimismo sulle prospettive, trascurando la cautela sulla velocità e intensità della rimozione dello stimolo monetario nei prossimi anni.
E di fatti, l'interpretazione dei mercati è stata abbastanza fuorviante, tanto che il riferimento da parte di Draghi a fattori temporanei che limitano l'accelerazione dei prezzi ha lasciato intendere che l'istituto monetario fosse quasi prossimo ad anticipare un cambio di rotta nella politica monetaria. I tassi di mercato sono dunque significativamente saliti, con il rendimento decennale del Bund passato da 0,25% a 0,45% in poche sedute.
I riflessi sui tassi sui mutui casa non sono però avvenuti, considerato che nel corso dell'ultimo mese i tassi Euribor sono rimasti sostanzialmente stabili e negativi sulle scadenze fino a 3 mesi. I tassi Euribor a 6 e 12 mesi si sono invece ridotti ulteriormente di alcuni punti base. Riteniamo che un simile quadro possa trovare conferma anche nei mesi a venire, sulla scia di una politica monetaria ancora estremamente accomodante.
Passando ai tassi fissi, dopo il discorso di Draghi i tassi Eurirs (sia sulla scadenza a 10 anni che su quella a 30 anni) sono risaliti, con livelli che però sono storicamente molto ridotti, seppur più elevati rispetto ai minimi di metà 2016.
Allo stato attuale delle cose, risulta essere ancora preferibile l'indebitamento flessibile o a tasso fisso rispetto a quello a tasso variabile, per gli orizzonti temporali medio-lunghi. Gli orizzonti temporali brevi o brevissimi possono invece avvantaggiarsi meglio del di tassi Euribor o BCE a livelli minimi.
fonte: NI